Dopo tante indiscrezioni, il 1° febbraio è stata lanciata ufficialmente la più grande quotazione della storia del web. In quella data, infatti,
Facebook ha presentato i documenti per l’offerta pubblica iniziale (Ipo), che si dovrebbe concludere entro qualche mese con l’approdo in una Borsa statunitense (Nasdaq o Nyse) del social network da oltre 845 milioni di iscritti. La società fondata da
Mark Zuckerberg cercherà di racimolare sui mercati almeno 5 miliardi di dollari e punta a una valutazione complessiva tra i 75 e i 100 miliardi dollari.
Che cosa deve fare, quindi, un
investitore italiano interessato a puntare
soldi su Facebook? Di norma, qualunque banca permette di acquistare titoli Usa e con tutta probabilità sarà richiesto al cliente un
profilo di rischio medio-alto, visto che scommettere sui mercati esteri è considerato rischioso. “Un investitore italiano che vuole comprare azioni Usa deve attrezzarsi con un normalissimo dossier titoli e successivamente ha due strade percorribili, a seconda della banca su cui si appoggia”, spiega Giovanni Cuniberti, professore a contratto della facoltà di Economia di Torino e analista finanziario indipendente dello
Studio G2c.
Una prima possibilità è quella di effettuare il
cambio dall’euro in dollari per poi comprare il titolo. La seconda, invece, è quella di prendere l’azione direttamente sul mercato americano con il cambio che viene gestito dalla banca al momento della negoziazione.
Prima di decidere quale via percorrere, però, è bene approfondire i costi legati a ciascuna operazione. “Ogni intermediario italiano – spiega Cuniberti, che è docente anche alla
Alta Scuola Finanza – ha costi diversi, che vanno dai 5 euro fissi ad "eseguito" allo 0,7% del controvalore investito”.
Inoltre, continua l’analista, “bisogna fare molta attenzione ai costi occulti del cambio”. Oltre alla normale commissione di negoziazione, infatti, Cuniberti spiega che molte banche “aggiungono in automatico una
commissione di cambio che spesso ha costi percentuali o costi fissi molto alti”. In sintesi, dunque, prima di mettere soldi per acquistare un’azione Usa vanno verificati i costi di cambio valuta e quelli di transazione.
Oltre ai “costi occulti”, comunque, la variabile cambio, cioè l’andamento della divisa europea sui mercati finanziari, resta tra quelle da valutare con maggiore attenzione. Se si va a verificare l’andamento dello scambio euro/dollari negli ultimi sei mesi, infatti, si scopre che si è passati da 1,45 a 1,28. “L’
instabilità dell’area euro – dice Cuniberti – potrebbe giocare a favore dei trader e degli investitori sui mercati Usa, ma sicuramente esiste una variabile in più da monitorare”. Che fare, dunque? “L’alternativa è quella di
lavorare a cambio coperto usando future, opzioni e mercato Forex, quindi strumenti che siano al rialzo sul cambio euro/dollaro, ma serve una strategia molto attenta e i costi totali dell’operazione potrebbero aumentare”.
Una volta raccolte tutte queste informazioni, è bene sapere che la
negoziazione di un titolo americano può avvenire
sia via telefono, sia online. “In quest’ultimo caso – avverte Cuniberti – i costi saranno minori, ma spesso c’è la necessità di attivare l’informativa sui prezzi, che ha un costo mensile che varia, a seconda del broker, tra i 10 e i 50 euro al mese, sia per il Nyse che per il Nasdaq”.
Per quanto riguarda il fisco, infine, non cambia nulla rispetto al nostro Paese. La tassazione sull’utile, infatti, è identica a quella sui titoli italiani, pari al 20% sul profitto generato.